VENEZIA, Scuola Grande di San Rocco, Ultima Cena di Jacopo Tintoretto.

Opera realizzata con tecnica ad olio su tela tra il 1779 – 1581, misura 538 x 487 cm.
Come il “Battesimo di Gesù“, la scena dell’Ultima Cena è colta in nessi spaziali e prospettici dilatati in termini visionari. Ogni elemento della composizione concorre a creare l’effetto di una profondità senza limite: dalle due grandeggianti figure di poveri in primo piano, alla scacchiera di marmi policromi del pavimento che sale in una fuga prospettica ripida e obliqua, alla tavola posta di traverso, lungo la quale le figure degli apostoli decrescono rapidamente nelle proporzioni, sino a quella minuta di Cristo che sta impartendo l’ostia consacrata ad un apostolo. La sapiente regia delle due fonti di luce – dall’estermo in primo piano e dall’apertra in fondo – evoca con inenarrabile forza di chiari e di scuri, non meno del tocco corsivo della pennellata,, il tumulto delle pose e degli atteggiamenti spirituali degli apostoli nel momento in cui Cristo intituisce il sacramento dell’Eucarestia dopo aver pronunciato il tramimento di uno di loro.
Nella memorativa fantasia poetica non va perduta la verità di molti particolari dell’ambiente. Di particolare suggestione sono quelli del fondo, il deposito di suppellettili in gran parte occupato dalla piatteria e la cucina dominata dall’incombente cappa del camino.
L’intensità coloristica del telero affascinò il Velazquez, che ne trasse una copia nel suo soggiorno a Venezia nel 1649 (Madrid, Accademia di San Fernando).

Qui a San rocco, a differenza delle composizioni con la stessa tematica e la stessa tipologia iconografica che si trovano nella chiesa di San Trovaso (“L’ultima cena”, 221 x 413 cm.) e nella chiesa di San Paolo (“L’ultima cena”, 228 x 535), la visione avviene in un interno molto vasto la cui dilatazione spaziale, enfatizzata da un impianto disposto in diagonale, si accresce con sapienti contrasti di luce-ombra e con linee prospettiche in un rapido ritmo decrescente. Le tre figure in primo piano (due poveri straccioni ed un cane), hanno lo scopo ben preciso di rimarcare lo stacco in profondità con i primi personaggi del tavolo.


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